Fare il primo passo è spesso la parte più difficile di ogni cambiamento. Che si tratti di avviare un progetto, di esporsi con un’idea in azienda o di cambiare direzione di vita, il momento iniziale ci mette di fronte a un ostacolo invisibile ma potentissimo: la paura. Questo ostacolo è anche un'emozione primaria che tutti abbiamo provato nella vita. Per certi aspetti, la paura è anche un'emozione salvifica: ci ricorda che siamo umani, e che c'è qualcosa che potrebbe rappresentare un pericolo per noi.
Perché il primo passo ci spaventa tanto?
Dal punto di vista neurologico, il cervello umano è programmato per preferire la sicurezza della routine rispetto all’incertezza del nuovo. L’amigdala, la parte del cervello che regola le risposte alla paura, si attiva in presenza di novità o di rischi percepiti, anche quando questi rischi non sono reali. È lo stesso meccanismo che migliaia di anni fa ci proteggeva da pericoli concreti nella natura (LeDoux, 1998 – The Emotional Brain). Ad esempio, se devo affrontare un colloquio che per me è importante e poco prima del colloquio iniziano a sudarmi le mani, mi trema la voce e sento il cuore battere nel petto, quello è un chiaro esempio di come la paura si sta attivando. La paura nasce dal pensiero "andrà tutto a rotoli", "non mi prenderanno mai", "farò una pessima figura". Trattasi di rischio NON reale, ma percepito. Potrebbe andare così, ma non è detto che vada così! Però è più facile pensare alla catastrofe, più facile scappare e restare nella zona di comfort, anziché affrontare qualcosa di nuovo. Richiederebbe troppe energie! Così funziona il nostro cervello, spesso ci tende delle trappole ben fatte. Sta a noi riconoscerle e non lasciarci bloccare.
Il nostro cervello può vedere minacce ovunque, non solo in un colloquio di lavoro: in un'idea da lanciare davanti ai colleghi, in un progetto da presentare, in un CV da inviare... Questo genera ansia, insicurezza, preoccupazione.
Paura, pensieri e procrastinazione
Spesso si pensa che la procrastinazione sia un difetto di volontà o, peggio, pigrizia. In realtà, la ricerca scientifica dimostra che è molto più complessa. Uno studio di Sirois, Melia-Gordon e Pychyl (2013) pubblicato sul Journal of Behavioral Science evidenzia che il rimandare non nasce dalla mancanza di disciplina, ma dalla difficoltà nel gestire le emozioni negative associate a un compito: paura del fallimento, ansia da prestazione, senso di inadeguatezza.
Quando pensiamo “E se fallisco? E se non sono abbastanza?”, il corpo attiva una risposta di stress. Il battito accelera, il respiro si fa corto, la mente cerca vie di fuga. In questo stato, la nostra priorità diventa evitare il disagio, più che raggiungere l’obiettivo. Ed è così che entriamo nel loop:
- Pensiero: “Non ce la farò”
- Emozione: ansia, frustrazione
- Azione: rimandare
Questo circolo vizioso alimenta l’immobilità e, a lungo andare, abbassa l’autostima, perché ogni rinuncia diventa conferma dei nostri timori.
La buona notizia è che lo stesso circuito può essere invertito. Se il pensiero negativo influenza emozione e azione, anche l’azione può influenzare emozione e pensiero. Non è necessario compiere grandi gesti: anche una micro-azione è sufficiente per “rompere il ghiaccio”.
Uno studio condotto da Aarts, Custers e Marien (2010) su Psychological Science ha dimostrato che il semplice atto di iniziare attiva i circuiti della dopamina, il neurotrasmettitore legato a motivazione e piacere. Questo crea un effetto a catena: agendo, proviamo soddisfazione; la soddisfazione genera emozioni positive; le emozioni alimentano pensieri più costruttivi; e così il ciclo si trasforma da vizioso a virtuoso.
In altre parole: non aspettiamo la motivazione per agire, ma usiamo l’azione per generare motivazione.
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Dal blocco all’energia
Nel Core Energy Coaching®, il passaggio fondamentale non è eliminare la paura – che fa parte della nostra natura – ma imparare a muoversi nonostante la paura. La consapevolezza è il primo strumento: riconoscere in quale livello energetico ci troviamo e come questo influenza i nostri pensieri, emozioni e azioni.
Il secondo strumento è la pratica: trasformare un grande obiettivo in micro-azioni quotidiane riduce l’ansia percepita e aumenta il senso di autoefficacia. Non “scrivere un libro”, ma “scrivere una pagina oggi”. Non “cambiare lavoro”, ma “aggiornare il CV”. Non “parlare davanti a 100 persone”, ma “condividere un’idea con un collega”. Ogni piccolo passo diventa un mattone che costruisce fiducia.
Ed è qui che entra in gioco il tema delle abitudini. Secondo James Clear (Atomic Habits, 2018), ciò che ci trasforma non sono i grandi gesti isolati, ma le azioni ripetute, quotidiane, che diventano parte della nostra identità. La scienza lo conferma: i comportamenti ripetuti attivano i circuiti neuronali della plasticità sinaptica (Hebb, 1949), rafforzando nuove connessioni e rendendo l’azione più naturale nel tempo.
In altre parole: ogni micro-azione, se ripetuta con costanza, diventa un’abitudine. E le abitudini sono potenti perché riducono il peso della decisione: non dobbiamo più “lottare” con la paura ogni volta, perché il gesto è ormai automatico.
👉 Il primo passo rompe il blocco.
👉 La ripetizione del passo costruisce l’abitudine.
👉 L’abitudine alimenta la fiducia e libera energia da dedicare a nuove possibilità.
Così, il cerchio si chiude: dal muoversi nonostante la paura si arriva a vivere con più leggerezza, responsabilità e creatività.
Il vero significato del primo passo
Il primo passo non è mai perfetto, ma è sempre trasformativo. Non garantisce il successo, ma cambia la percezione di sé: da spettatore a protagonista della propria vita.
Come scriveva William James, padre della psicologia moderna: “Agisci come se ciò che fai facesse la differenza. La fa.”
✨ La paura di iniziare è naturale. Ma è proprio attraversandola che scopriamo la nostra forza.
Grazie per essere arrivat@ qui! Sono Enza Maria Saladino, Career & Business Coach ICF. Ti accompagno ad affrontare le paure, superare la procrastinazione e realizzarti nella tua vita professionale. Mi occupo di consulenze di carriera, career coaching, cambiamento lavorativo. Ti aiuto a trovare la tua strada, e a disegnare i piccoli passi che ti porteranno al successo.
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