Ci sono momenti nella vita in cui ogni “no” pesa come un macigno. Conosco bene la situazione: cerchi lavoro, mandi CV, aspetti che qualcuno ti chiami o ti mandi una mail per farti sapere che hai passato il primo step di selezione. E questo non accade. Mi sono trovata più e più volte a vivere tutto questo, anzi ti dirò: quando cercavo lavoro ho ricevuto tanti rifiuti, troppi. Ogni candidatura era una speranza, un piccolo frammento di me. Una fiammella che andava ad affievolirsi, di volta in volta. Il tempo passava e io continuavo ad accumulare rifiuti su rifiuti. Ogni NO era una ferita silenziosa che mi faceva dubitare di me “Forse non sono abbastanza brava. Forse non sono fatta per fare questo lavoro."
Con il tempo ho capito che quella voce interiore non raccontava la verità. Raccontava la mia visione di quella realtà. E la paura, paura che se non riconosci può diventare la lente con cui interpreti tutto, facendoti entrare in un vortice di negatività e pessimismo cosmico che non riguarda solo il processo di ricerca del lavoro, ma tutta la tua vita, in generale. Così inizi a vederti come il più grande fallimento della tua vita, ti butti giù, non hai più energie per andare avanti fino a quando smetti di mandare CV per inerzia e smetti letteralemte di cercare lavoro.
Che cos'è un no? Cosa accade quando riceviamo un rifiuto?
Dal punto di vista neuroscientifico, un rifiuto attiva le stesse aree cerebrali del dolore fisico. Il cervello non distingue molto tra “mi hanno escluso da un gruppo” e “mi sono fatto male a un ginocchio”. Per questo il rifiuto fa male davvero: è il nostro sistema limbico che si allerta, come se la nostra sopravvivenza fosse minacciata. Come fare, quindi, a vedere qualcosa di positivo nel rifiuto? Applicando la tecnica del Reframing che ci permette di interpretare diversamente, in ottica positiva, quello che stiamo vivendo. Dietro ogni "no" c’è un’informazione preziosa sul modo in cui percepiamo noi stessi, il nostro valore e il nostro potere personale.
Il rifiuto diventa allora un invito: che cosa posso imparare da questa esperienza su di me? Qual è la lezione più importante che voglio tenere a mente? Cosa posso fare, diveramente, per cercare di ottenere un risultato diverso?
Dal bisogno di approvazione alla libertà interiore
Se mi segui da un po' forse lo sai. All’inizio cercavo il “lavoro giusto” per essere accettata, per sentirmi finalmente riconosciuta. Il mio valore era direttamente correlato alla dimensione dell'azienda. Se si trattava di una multinazionale allora il mio valore aumentava in maniera spropositata. Tenevo d'occhio le conversazioni, ero estremamente attenta ai giudizi degli altri. Questo celava un bisogno spasmodico di approvazione, ma c'era qualcosa di più profondo e abbastanza comune: la convinzione che il mio valore dipendesse dal giudizio esterno.
Avvicinandomi al coaching, facendo io stessa un percorso di coaching, sono riuscita a ribaltare la prospettiva, portando l'attenzione dal fuori al dentro.
A chiedermi non solo “chi mi vorrà?”, ma “dove posso esprimere al meglio la mia energia, la mia unicità?”
E lì è cambiato tutto. La mia vita non era più una ricerca di posti o titoli da spuntare: da lì in poi sarebbe stato un viaggio di autoconsapevolezza. Intanto che scrivo rivivo dei flashback di quel che è stato e mi rendo conto di essere un'altra persona. Sono passati più di 13 anni da quando ho messo piede in azienda, per la prima volta. Le consapevolezze di allora non erano quelle di oggi. Vedo un pulcino smarrito che a parte un bagaglio di studi universitario non ha niente: tutto da imparare, nulla da dare al mondo. Eppure avevo la pretesa di essere una delle migliori. Tutte le volte che ricevevo un NO a una candidatura la prendevo troppo sul personale: gli HR non capiscono nulla! Come fanno a scartare il mio profilo! Sono perfetta per questa posizione!
Ero un po' arrogante, convinta di essere la persona giusta non sapendo cosa muovesse chi, dall'altra parte stava lavorando per quel processo di selezione. I miei umori oscillavano, così come i miei pensieri: da un lato ero un fallimento, dall'altro il fallimento erano gli altri, incapaci di portare avanti un processo di selezione. Era colpa loro se quel posto di lavoro non sarebbe stato mio ma di qualcun altro.
La chiave: come ho trasformare l’energia del rifiuto
Il metodo del Core Energy Coaching® spiega che ogni esperienza è energia che può essere trasformata. Un No nel percorso di chi sta cercando lavoro genera energia catabolica: rabbia, vergogna, scoraggiamento. L'energia catabolica porta maggiore stress e stasi. Ci si sente bloccati, incapaci di proseguire.
Ma, se accolta con consapevolezza, può diventare energia costruttiva: curiosità, determinazione, apertura.
Ogni volta che smettiamo di giudicare il “no” come un fallimento e iniziamo a osservarlo come un feedback, l’energia cambia.
Non siamo più vittime di ciò che accade, ma creatori della nostra risposta.
È lì che nasce la leadership energetica: la capacità di guidare noi stessi anche nei momenti di incertezza.
Da “non sono stata scelta” a “sto scegliendo me”
Oggi, guardando indietro, sono grata a quei rifiuti.
Mi hanno insegnato che ogni “no” può essere un reindirizzamento verso la strada più autentica.
Mi hanno aiutata a smettere di rincorrere approvazioni e a iniziare a scegliere me, le mie energie, la mia direzione.
Perché la verità è che i rifiuti non chiudono porte, mostrano semplicemente quelle che non erano destinate a noi.
Mi capita spesso di avere queste conversazioni con i miei coachee. Dietro un NO analizziamo lo scenario, e più ci addentriamo a cercare le risposte ci rendiamo conto che la risposta giusta, quella che può dare un senso alla nostra frustrazione e rasserenarci non c'è. Da un lato non sappiamo perché il nostro profilo a un certo punto viene scartato. Nessun recruiter dà risposte approfondite, e forse è normale che sia così. I recruiter sono impegnati nel trovare il candidato giusto, sta a noi capire perché ci siamo fermati in quel processo. Ma è davvero la cosa importante? Ciò che conta non è forse proseguire lungo la nostra strada, realizzare il nostro progetto di vita, trovare un lavoro che sia quello giusto e provarci migliorando, di volta in volta, ciò che possiamo?
Sono certa che anche tu, se ti trovi qui, hai dovuto gestire qualche rifiuto nel tuo processo di ricerca del lavoro.
Ti auguro che tu possa trovare non solo il lavoro giusto per te, il lavoro che risponda ai tuoi bisogni e che ti faccia sentire realizzato. Ma mi auguro che tu riesca a trovare un senso a quel che accade, e a i NO che troverai lungo la strada.
Ricorda che i NO non chiudono porte. Ti mostrano solo quelle che non erano destinate a te.
Perché un percorso di career coaching potrebbe aiutarti?
Un percorso di career coaching ti aiuta a fare chiarezza su chi sei oggi e su dove vuoi davvero andare.Non si tratta solo di trovare un nuovo lavoro, ma di riscoprire la tua direzione, allineando obiettivi, valori ed energia personale. Attraverso domande potenti, strumenti pratici e consapevolezza, impari a gestire rifiuti, blocchi e transizioni con più lucidità e fiducia.
Il risultato? Decidere con intenzione, comunicare con autenticità e costruire una carriera che ti rappresenti davvero.
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A volte ciò che serve è una mano amica, e un professionista che sappia capirti e ascoltarti, aiutandoti a capire cosa migliorare e quali passi fare affinché tu raggiunga il tuo obiettivo.